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Dall’Università degli Studi di Macerata – Presentato al pubblico il manoscritto ritrovato dell’Infinito di Leopardi

La Regione busserà alle porte del Ministero per i Beni culturali per evitare che il terzo autografo ritrovato dell'Infinito di Leopardi cada in mano ai privati La Regione busserà alle porte del Ministero per i Beni

La Regione busserà alle porte del Ministero per i Beni culturali per evitare che il terzo autografo ritrovato dell’Infinito di Leopardi cada in mano ai privati

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La Regione busserà alle porte del Ministero per i Beni culturali per evitare che il terzo manoscritto ritrovato dell’Infinito di Leopardi cada in mano ai privati. Lo ha detto l’assessore regionale alla cultura Pietro Marcolini durante la presentazione pubblica dell’importante documento autografo, che si è tenuta ieri pomeriggio nell’Aula Magna dell’Università di Macerata. Per l’occasione, si è svolto il convegno “L’Infinito. Un manoscritto ritrovato”, che ha riunito tutti i protagonisti di questa importante scoperta. Rinvenuto dal direttore degli Istituti culturali del Comune di Cingoli, Luca Pernici, all’interno di una collezione privata, in parte proveniente dal disperso archivio dei conti Servanzi Collio di San Severino, il manoscritto ritrovato di Leopardi sarà venduto all’asta giovedì prossimo a Roma, a partire, si presume, da una base d’asta di 150 mila euro, secondo quanto rivelato dal manager della Minerva Auctions Massimo Bertolo. “I documenti di Leopardi sono i più costosi in termini commerciali – ha spiegato – perché la domanda è altissima. Una lettera del poeta al fratello Carlo sui Sepolcri del Tasso è stata battuta per 42 mila euro”.

Nel corso dell’incontro, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo, in particolare dalla cattedra Giacomo Leopardi coordinata da Laura Melosi, sono state ripercorse le tappe che hanno portato alla scoperta dello scritto e alla sua attribuzione al poeta recanatese. “C’è una grande carica di emozione, soddisfazione e curiosità”, ha rilevato il rettore Luigi Lacchè. “L’auspicio – ha aggiunto il direttore del Dipartimento, Filippo Mignini – è che questo manoscritto di Leopardi possa rimanere nella terra che lo ha visto nascere”.

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Questo scritto autografo, il terzo dopo quello di Napoli e quello di Visso, è identico al primo. “All’apparenza la copia è così conforme all’originale – ha spiegato Melosi – da avere destato sospetti circa la sua autenticità. I dubbi sono stati, però, sciolti dalla misurazione delle dimensioni dei caratteri, che ha escluso la possibilità del ricalco, e da un accurato esame delle caratteristiche fisiche del supporto cartaceo, corrispondenti a quelle in uso nella prima metà dell’Ottocento. Ma, soprattutto, sono stati cancellati dal raffronto visivo con altri manoscritti leopardiani”. L’esame grafico è stato compiuto e illustrato da Marcello Andria, per molti anni conservatore delle Carte Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli, oggi tra i massimi esperti di autografi leopardiani. Sul retro dell’autografo, probabilmente redatto tra il 1821 e il 1822, ci sono l’indirizzo del destinatario, il “Priore Comunale di S. Vittoria”, un bollo prefilatelico di Montefalcone Appenino, un piccolo quadrato verde sbiadito, residuo consunto di un sigillo, e la nota di assunzione al protocollo. Sintetizzando l’articolata ricostruzione della professoressa Melosi, lo scritto probabilmente accompagnava una sorta di “raccomandazione” per la carriera militare di Luigi, uno dei nipoti di Giacomo Leopardi. “Ma dobbiamo continuare a lavorare, insieme a Casa Leopardi, per ricostruire con maggiore sicurezza le circostanze della ‘fuoriuscita’ di questo documento” ha concluso Melosi.

Al convegno, chiuso dall’esecuzione del componimento “L’apparenza” del Maestro Massimo Morganti, eseguito da Rossella Cappadone e dal Quartetto dell’Accademia dei Filomusi, è intervenuto anche lo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi.