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Novità Decca: Maria Perrotta plays Chopin

Esce in tutti i negozi lunedì 1° giugno 2015 il nuovo cd Decca “Maria Perrotta plays Chopin”. È il terzo album che la pianista cosentina ha inciso per la prestigiosa etichetta inglese, dopo il successo

Esce in tutti i negozi lunedì 1° giugno 2015 il nuovo cd Decca “Maria Perrotta plays Chopin”. È il terzo album che la pianista cosentina ha inciso per la prestigiosa etichetta inglese, dopo il successo dei precedenti dedicati a Bach e Beethoven, pubblicati nel 2014 ed entrambi registrati dal vivo.

Anche stavolta si tratta della fedele registrazione live di un recital interamente dedicato a Chopin che la pianista, ora residente a Parigi, ha tenuto il 1° giugno del 2014 al Teatro Giuseppe Borselli di Cento (la città del Guercino) su un pianoforte gran coda Steinway & Sons preparato da Giulio Passadori, ingegnere del suono Roberto Furlan.

Il programma comprende di Chopin i 3 Notturni op. 9, la Berceuse op. 57, la Tarantella op. 43, l’Andante Spianato e Grande Polacca Brillante op. 22, la Ballata n. 4 op. 52 e la Sonata n. 3 op. 58.

“L’idea che sta alla base di questo impaginato – ha spiegato Maria Perrotta in occasione del concerto da cui è tratto il cd – è quella di esplorare le diverse anime di Chopin, dedicando la prima parte allo Chopin più “salottiero”, per così dire, ma un salottiero apparente, e una seconda parte drammatica e profondissima. Quindi un piccolo viaggio che cerca di assaggiare tante forme musicali amate da Chopin”.

perrotta 23-10-14Dopo tanto Bach e Beethoven come si avvicina alla musica di Chopin?

“Spesso mi chiedono se i miei programmi siano delle sfide: con Chopin posso dire di sì, perché penso che esista una sorta di attitudine chopiniana che in qualche modo dev’essere nel proprio DNA musicale. È una sensibilità davvero speciale, un universo sonoro che è un mondo a sé, che si possiede o no. È un’idea che può sembrare troppo forte ma che ho sempre avuto, fin da piccola, quasi si tratti di una caratteristica fisica”.

“Si potrebbe chiedere ai pianisti (e al pubblico) – continua Maria Perrotta – “lei è chopiniano?” quasi come si chiedesse “lei è allergico?”. Voglio scoprire se anch’io sono “malata” di Chopin. Perché è un autore “da vivere”, bisogna tentare di identificarsi totalmente con lo stato d’animo che presupponiamo sia alla base delle sue opere. È un procedimento sofferto: si parte dall’emozione, dall’intuizione, per poi iniziare un lavoro di enorme precisione dei gesti musicali. La musica di Chopin deve risultare una creazione improvvisata, e deve provenire dal cuore, non deve sembrare pensata. È una musica che non si risolve sulla carta: è teatro, è lingua parlata. È storia, è psicologia. Come l’opera. Il tutto costruito con mezzi estremamente puri, che richiedono una tecnica sofisticata e nitida, quasi alla Mozart”.

Quanto Chopin c’è stato nella sua vita di interprete?

“All’inizio degli studi, da bambina, molto. Soprattutto attraverso gli Studi che considero insieme al Clavicembalo ben temperato di J. S. Bach un modo formidabile per formarsi tecnicamente e musicalmente. Poi a piccole dosi, sempre”.

Qualcuno ha detto che se Chopin fosse eseguito com’è scritto, il pubblico uscirebbe dalle sale di concerto. È una boutade o c’è del vero, secondo lei?

“C’è del vero nel senso che una certa tradizione interpretativa ha enfatizzato l’aspetto chopiniano più sentimentale e languoroso, ovviamente snaturandone e alterandone i contenuti”.

Dopo i 3 Notturni dell’op. 9 lei suona la Berceuse e la Tarantella, due opere ormai di rarissima esecuzione in pubblico.
“È vero, sono due opere poco suonate: soprattutto pensando alla Berceuse non ne capisco il motivo. È un capolavoro incredibile, un preludio all’impressionismo, un basso statico che come un raggio di luce scandaglia e smembra la melodia come fosse un cristallo”.

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Anche l’Andante spianato e Grande Polacca Brillante op. 22 è un brano ormai desueto nelle sale di concerto. Lei lo ama quanto lo amava Arturo Benedetti Michelangeli?

“Non è il brano di Chopin che amo di più, ma sento di dedicarlo al pubblico, perché è un pezzo pieno di bellezza in cui interprete e ascoltatori possono deliziarsi di tanta raffinatezza e di tanto brio. Inoltre è un brano al quale sono molto legata in quanto è stato un mio “cavallo di battaglia” da piccola, che mi ha dato grandi gratificazioni”.

La seconda parte accosta la quarta Ballata op. 52 alla terza Sonata op. 58. Due brani di grandiosa levatura. Cosa la affascina di più?

“La Ballata op. 52 è un’opera che amo veramente molto, un brano di immenso valore: di quest’opera mi affascina tutto. La logica psicologica è perfetta. Il materiale musicale è perfettamente aderente al significato emotivo. La Quarta Ballata è tesa verso una meta, alla quale arriva concentrata, essenziale, unitaria, drammatica. È interiore ed epica al tempo stesso. Se la Ballata è bellezza nella sintesi, al contrario la Sonata è la sinfonia che Chopin non ha mai scritto, è il suo confronto con la grande forma.

Trovo che sia sorprendente, nonostante la cornice formale di grande precisione e classicità, il senso del racconto e dell’unità psicologica. Sensazione che ho anche di fronte alle ultime tre Sonate di Beethoven, la continuità fra i vari movimenti, che è quella caratteristica romantica che sfocia nelle forme uniche o nei cicli”.

Il cd DECCA 481 1851 “Maria Perrotta plays Chopin” è distribuito da Universal Music (www.universalmusic.it) in tutti i negozi e nei maggiori circuiti di vendita online dal giorno lunedì 1° giugno 2015.